Descrizione

 Mappe e Stradario
Mappe ciclopedonali della via Francigena

Il Pavese e la valle del Po

L'itinerario della Via Francigena in Lombardia prosegue verso Carbonara al Ticino e Cava Manara, situata in posizione dominante sul terrazzo fluviale del Po. Superata San Martino Siccomario arriviamo a Pavia, la "città dalle cento torri". Usciamo dal capoluogo e, a Valle Salimbene, abbandoniamo la statale 234 per percorrere i meandri del Ticino fino alla confluenza con il Po. Una stretta strada di campagna ci porta a Linarolo, dove riprendiamo la statale fino a Belgioioso.
Lasciamo il castello trecentesco, trasformato in una reggia principesca nel corso del tempo, per raggiungere Filighera e Genzone.

Attraversiamo la fertile pianura oltrepassando Corteolona e S. Cristina, dove troviamo l'Abbazia benedettina omonima fondata nel 700d.c. Superate Bissone e Badia Pavese arriviamo a Chignolo Po con il suo castello e a Lambrinia dove termina il percorso lombardo.


Paesaggi

Questo territorio è inserito nel Piano Territoriale Paesistico Regionale della Direzione Generale Territorio e Urbanistica di Regione Lombardia, che classifica la zona di nostro interesse come FASCIA DELLA BASSA PIANURA con presenza di:

Paesaggi delle fasce fluviali
Paesaggi della pianura irrigua che si distinguono in: a orientamento cerealico e foraggero e a orientamento risicolo

ma il Basso Pavese appartiene anche alla tipologia PAESAGGI URBANIZZATI con particolare riferimento alla categoria:

Urbanizzazione diffusa a bassa densità

Nel Piano si legge che le zone ad urbanizzazione a bassa densità “Sono le aree dove i manufatti, le agglomerazioni, i segni dell’urbanesimo, si riducono di scala e si diffondono con un’immagine rarefatta. La percezione è ampia. Cogliere visuali e panorami lontani diventa elemento costante e significativo. Si passa da nuclei o insiemi di manufatti ad altri, percorrendo ampi brani di paesaggi rurali e/o naturali.”, ma si legge anche di un aspetto preoccupante: “Territori dove si stanno inserendo i primi germi della dispersione metropolitana con nodi - spesso edifici polifunzionali o centri commerciali, sempre accostati a una direttrice stradale - che fanno da volano all’urbanizzazione”.
Ma questi territori devo essere tutelati, salvaguardati e sviluppati economicamente e urbanamente attraverso l’identità del loro patrimonio e non con la “non identità” del centro commerciale che compie una finta funzione di aggregazione e socialità. Ecco perché il Piano, che indica, ma non vincola, propone degli Indirizzi di tutela per le aree urbane a bassa densità.
“Questi territori sono il potenziale substrato di ulteriori urbanizzazioni, fatto che deve essere fortemente controllato e reso compatibile con gli scenari paesaggistici di pianura. La tutela deve esercitarsi nella conservazione e valorizzazione degli elementi di identità che ancora permangono e distinguono luogo da luogo, ricomponendo eventuali lacerazioni e definendone i margini. Prioritaria risulta la conservazione dell’attività agricola, come condizione che possa evitare destinazioni diverse dei suoli, come pure importante risulta impedire le saldature fra i centri abitati. Come indicato anche per i ‘paesaggi delle frange periferiche’ deve essere rispettata la fruizione panoramica delle direttrici stradali e ferroviarie verso gli elementi morfologici e storico-culturali. In relazione a questi ultimi dovrà essere condotta un’attenta tutela nel caso di nuovi riutilizzi, garantendo non solo l’integrità formale del bene ma anche la leggibilità del ruolo e della funzione storicamente avute nell’organizzazione del territorio.”

Nel Paesaggio e nel Territorio si ritrovano le tracce e i segni del nostro passato, si distingue chiaramente il nostro presente e attraverso la tutela e la valorizzazione possiamo pensare di predisporre un futuro sostenibile sia dal punto di vista economico che sociale, ma soprattutto da quello culturale: riappropriarsi del “respiro” del luogo, del Paesaggio, rende più profonde e forti le nostre radici, la nostra memoria e ci prepara per una crescita culturale personale e comunitaria, materiale e immateriale.

Nella nostra società, ormai coinvolta in modo quasi inconsapevole dalla globalizzazione, ma forse ancor più dall’omologazione (preoccupante fenomeno che porta alla nascita dei non luoghi mentali e alla negazione dei riferimenti culturali); una particolarità, una differenza, una piccola bellezza sono quell’elemento local che serve per passare dal global al glocal e riuscire a far emergere e vivere un territorio come quello della Bassa Pavese, che con i suoi fiumi, i suoi canali, i suoi castelli e il suo paesaggio agricolo, compone un prezioso e unico acquerello del vero.

La provincia di Pavia è, in Lombardia, una delle più ricche di castelli (circa 37), che rappresentano una delle risorse più rilevanti sotto il profilo culturale, paesaggistico e turistico. Complesso sistema difensivo, strettamente legato alla conformazione del territorio e alle vicende storiche delle famiglie gentilizie quali i Malaspina, i Dal Verme, i Visconti, i castelli costituiscono un elemento di continuità tra le aree del Pavese, della Lomellina e dell’Oltrepò
Inoltre sul territorio pavese, oltre ai monumenti più noti come la Certosa di Pavia che da solo raccoglie circa un milione di visitatori l’anno, sono presenti rilevanti esempi del romanico pavese, e numerose sono le testimonianze di architettura religiosa. Esse sono legate, alle vie di pellegrinaggio che attraversavano la provincia già in epoca romana e poi medievale e alla “Via del sale”, una delle vie di traffico più importanti che interessò quest’area intorno all’anno 1000.

Le Vie storiche:

La Via Francigena, nota come itinerario di pellegrinaggio religioso fin dall’Alto Medioevo percorre il territorio dell’Oltrepò dopo aver attraversato diversi centri del pavese e della lomellina.
La Via Palmaria, itinerario religioso che risale al IV secolo, in epoca tardo romana andava da Bordeaux a Gerusalemme. L’epoca di maggior utilizzo di questo asse viario coincide con il periodo di massimo sviluppo del romanico lombardo, testimoniato dall’architettura religiosa dei centri del territorio quali Cozzo Lomellina, Lomello, Dorno, Groppello Cairoli.

La Via del Sale, una delle più importanti strade commerciali dell’antichità che collegava la Pianura Padana con il porto di Genova, attraversa il territorio dell’Oltrepò in prossimità di Santa Margherita di Staffora.

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